LA STORIA DEL NOSTRO CASALE DEL 1600

Il Cavaliere Scofferi

Intorno alla fine del 1800 l’attuale Locanda del Cavaliere venne acquistata dal Cavalier Scofferi di San Bartolomeo al Mare. Michele Scofferi era un avvocato, proprietario terriero, sindaco e poi podestà. Veniva ricordato comunemente dalla popolazione come ‘’U sciù Michè’’, una figura saldamente impressa nella memoria popolare. 

Diventò sindaco di San Bartolomeo del Cervo nel 1887, pochi mesi dopo il drammatico sisma. Aiutò la popolazione a ricostruire e restaurare la chiesa parrocchiale, gli uffici comunali e tanto altro.. 

A tenere sotto controllo la Locanda, chiamata ”Cà de Scimuì”, Scofferi aveva lasciato il suo manante (che si occupava dell’orto, del giardino, degli animali e della vigna). Nel giardino era presente una cisterna con l’acqua piovana, che serviva sia per bere che per irrigare l’orto. 

La storia della famiglia Uggeri

La tradizione nell’ambito della ristorazione ha inizio negli anni ‘20, a Milano. 

Il ristorante prese il nome di ‘’I tre gradini’’, il quale forniva una grande sala per celebrare matrimoni, feste e tanto altro. In aggiunta era presente un piano superiore adibito ad alloggio. 

Lavoravano nel ristorante il bisnonno, il nonno, la prozia e altri parenti.

Paola Uggeri, proprietaria della Locanda del Cavaliere, nasce da una famiglia di ristoratori da parte del padre, e da una famiglia di architetti da parte di madre. Sua madre è Ligure, mentre suo padre è di Milano. Sono entrambi architetti, tuttavia i parenti da parte del padre decisero di aprire un ristorante a Milano che venne utilizzato anche come alloggio. 

Il trisnonno, (ritratto nella fotografia) era un grande chef e lavorava sui transatlantici. 

Con il passare degli anni però, il nucleo familiare cambiò strada: nonostante il nonno avesse delle ottime doti culinarie, scelse un altro lavoro; il padre e la madre diventarono architetti.
Dalla parte materna, i bisnonni erano dei Capitani di Mare, dai velieri ai vaporetti. 

L’Osteria

Inizialmente chiamata ‘’Cà di Scimuì’’, venne chiamata successivamente ‘’Osteria di Angeinolla’’: In quel periodo a San Bartolomeo non c’era un luogo di incontro, ed ecco che l’osteria si prestava a colmare questo vuoto. Erano i primi anni del 1900, e di giornali ne circolavano pochissimi, le radio erano presenti solo in 2 o 3 case. L’osteria era diventata il nucleo di raccolta delle informazioni. 

Nella parte bassa era presente la cucina, un salotto per giocare a carte e bere; al piano di sopra era presente una grande sala dove facevano banchetti e cerimonie. Naturalmente era una cucina tipica casalinga ligure. 

Intorno agli anni ‘30 il nome cambiò in ‘’La Villetta’’, la quale venne utilizzata per gli alloggi, come ufficio del comune, e anche come aula per le scuole elementari nei momenti di bisogno. L’acqua non era presente, c’era solo un bagno esterno. Nonostante ciò, nella zona dove attualmente è presente la cantina dei vini, c’era una cisterna che raccoglieva l’acqua piovana del tetto e dei piani superiori. 

inoltre, in una camera al piano di sopra venne fatto un buco sulla scala, il quale fungeva da latrina (gli escrementi venivano raccolti e utilizzati come fertilizzante).

Durante la guerra i nazisti avevano utilizzato la parte inferiore dell’osteria come stalla per i propri cavalli. 

Nel giardino infatti avevano ritrovato qualche proiettile, i partigiani si erano nascosti nel giardino per controllare le attività dei nazisti. 

La Locanda del Cavaliere

Non c’era mai stato, nel Ponente ligure, un posto così; con quelle mura antiche, quasi da roccaforte del buon vivere; un posto che è stato casale e caserma, magazzino e rudere semiabbandonato.

Ora è tornato a essere un luogo di accoglienza e convivialità, sia sotto le antiche volte sia nel déhors. Sia osteria, sia giardino con aia : un posto dove organizzare grandi feste, mercatini o ritrovi tra case vinicole, coltivatori, imprenditori green e ovviamente buongustai, in vacanza o meno, locali o forestieri.

Questo è un posto che vive tutto l’anno, per un aperitivo, una cena, un evento o qualsiasi combinazione si riesca a escogitare.

In primo piano, ovviamente, la cucina: un giovane chef della zona, che ha fatto i suoi giri per cucine d’Italia, ma che conosce il meglio del territorio; presidi slow come trombette e cuori di bue, ma anche le ricette delle nonne, dal brandacujun alla stroscia di Pietrabruna; e poi, ravioli di borraggine e torta verde a parte, tiene d’occhio anche il mercato del pesce, i gamberi rossi di Imperia, le ostriche bretoni. Per non dire della cantina; dal vermentino ligure allo champagne, ce n’è per tutti; e del cocktail bar.